Il progresso tecnologico è strettamente connesso con lo sviluppo dell’arte fatta con la luce, la cui storia è piuttosto recente dato che le prime sorgenti luminose adatte ad un uso creativo nascono all’inizio del XX secolo.
Agli Anni 30 possiamo far risalire la prima opera di arte luminosa in senso letterale, realizzata dalla collaborazione tra un pittore Pablo Picasso, e un fotografo Gjon Mili. Quest’ultimo fece vedere al pittore alcuni esperimenti realizzati negli anni precedenti attaccando un piccola lampadina alla scarpetta di una pattinatrice e fotografandone la scia luminosa come un disegno nello spazio.

Picasso afferrò una torcia e cominciò a tracciare nell’aria figure di vario tipo, mentre il fotografo, nella stanza buia, lasciava aperto l’otturatore della sua macchina illuminando l’artista, con un flash laterale, un attimo prima di terminare lo scatto.
Furono queste le origine della Light Painting che negli Anni 40 ebbe numerosissimi esponenti e continua ad essere una pratica molto diffusa anche ai giorni nostri.





Mentre in fotografia si continuano a sperimentare “pitture luminose”, Lucio Fontana, negli Anni 50, contribuisce a rendere innovativo l’uso della luce artificiale al neon nel settore dell’arte.

Si tratta di un tubo di neon lungo all’incirca 130 metri che sembra uno scarabocchio di luce fatto in aria. Potremmo considerarlo una materializzazione dei disegni luminosi di Picasso. La carica innovativa di questa installazione – collocata sui gradini della scala della Triennale di milano – fu enorme e costituì un’anticipazione di quella che sarà poi la ricerca di artisti come Dan Flavin, James Turrel, Robert Irwin, Bruce Nauman o Mario Merz che hanno come protagonista l’uso delle fonti luminose come strumento di coinvolgimento dell’osservatore.

Dopo l’invenzione del neon a metà degli Anni 60 venne azionato il primo laser in California. Da questo momento in poi alcuni artisti cominciano a rivolgere il proprio interesse alla percezione sensoriale degli ambienti immersi nella luce e nello spazio. Nasce così il movimento Light and Space.


Figura chiave del movimento californiano, James Turrell creò installazioni luminose che esploravano la natura della percezione, ispirando una riflessione spirituale e mettendo l’osservatore in contatto con la natura.
Negli ultimi anni la tecnologia ha offerto agli artisti la possibilità di utilizzare nuove sorgenti luminose, come ad esempio i Led o la tenologia OLED, con il risultato di moltiplicare gli strumenti offerti alla ricerca artistica…ma di questo parleremo in seguito in un altro post….
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